Dettagliamo quanto anticipato al punto 1.1 di questo capitolo: i Sindaci possono creare moneta.
Ma chi lo dice? A parte la libera iniziativa ovviamente, quali sono gli appigli che un sindaco può effettivamente vantare per svolgere il suo compito di garante dell’ordine pubblico, se questo fosse messo a soqquadro proprio a causa della mancanza di moneta?
In quanto non esperti in materia, non ci azzardiamo a proferire studi autonomi che potrebbero essere smentiti, ma ci limitiamo a fornire elementi utili per raggiungere studi e dichiarazioni pubblicati da esperti che sotto la propria responsabilità, divulgano proprio questa sorprendente verità.
Riportiamo perciò uno studio pubblicato nell’anno 2014 dalla fonte indicata, invitando a consultare l’articolo originale che appresso si riporta come riassunto incompleto.
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di Gianluca Monaco e Fabrizio Fiorini (16/11/2014)
[articolo integrale, disponibile QUI]
“Il nostro contributo vuol essere uno sprone ad operare secondo la giurisprudenza e le normative per dare una soluzione ai Comuni che non stanno più ricevendo trasferimenti monetari da parte dello Stato. Ogni anno i Comuni hanno sempre meno risorse tanto che lo Stato ha legiferato per le Local Tax. Un inglesismo per addolcire la pillola delle Tasse Locali che si aggiungeranno a quelle che già paghiamo come Central Tax.
… non possiamo sperare che la politica, quella che ora parla di Sovranità Monetaria e di inutili Referendum per la permanenza nell’euro, legiferi per uscire da questo sistema monetario in tempi brevi.
Agendo in deroga alla Leggi perché lo prevede il T.U.E.L. e perché è stato già fatto in precedenza durante tutta la vita repubblicana del nostro Paese … se si tratta di emergenza eccovi la soluzione LEGALE.”
Gli autori introducono l’argomento indicando una serie di occasioni in cui, anche in Italia ma non solo, per motivi di emergenza, sicurezza ed ordine pubblico, è stato possibile derogare alle leggi vigenti sui diritti civili normalmente garantiti.
Il Trattamento Sanitario Obbligatorio, l’uso della Forza pubblica, anche violenta, per reprimere situazioni tendenzialmente pericolose e la carcerazione preventiva per prevenire determinati reati quali ad esempio quelli di terrorismo, sono solo alcuni esempi.
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Secondo gli autori, “gli esempi riportati dimostrano quanto non solo sia possibile derogare dalla legislazione ordinaria in caso di necessità cogente, ma anche che tale deroga possa addirittura andare a operare nei settori più delicati e comunemente “intangibili” dell’organizzazione della vita civile: la privazione della libertà personale, la violenza legittima, il diritto alla salute, i diritti politici.
Ora il busillis sta tutto nell’individuare in quali casi si possa parlare di situazione d’emergenza che possa giustificare la stampa di moneta locale. L’attuale degenerazione sociale causata da quella che viene eufemisticamente definita “crisi” economica, può essere considerata in tale fattispecie?”
Ragionando in termini di pubblica sicurezza, “l’aumento esponenziale dei reati violenti di natura patrimoniale, indotti dalla spasmodica ricerca di denaro …, il proliferare della criminalità organizzata che trae profitto dalla situazione”, per non parlare poi “… della questione dei suicidi.
La morte auto-inflitta non è comunemente considerata (per via di una certa censura e per una diffusa ignoranza in materia) un fenomeno emergenziale. Nulla di più sbagliato. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2000 ha diffuso dei dati che parlano di una morte per suicidio ogni 40 secondi e di un tentativo di suicidio ogni 3 secondi; per rendere l’idea, ciò significa che muoiono suicidi più uomini di quelli che perdono la vita in tutti i conflitti armati della Terra e in tutti gli incidenti stradali.
E si badi: sono dati del 2000, di molto precedenti all’attuale esasperazione della crisi economica che è stata tristemente caratterizzata da un incremento esponenziale del fenomeno”.
“Quale conclusione dobbiamo trarre da questa osservazione? Semplice: che in ragione della situazione emergenziale, si possa e si debba derogare alla legge ordinaria e ai trattati, al fine di porne rimedio o comunque di arginarla.
Un valido strumento d’azione potrebbe essere ad esempio quello dell’emissione, da parte dei Comuni, di uno strumento monetario alternativo e complementare all’Euro, per venire incontro alle esigenze vitali di sopravvivenza economica della popolazione”.
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L’articolo continua sviscerando in maniera mirata, Leggi e dettagli attuativi che dimostrano la compatibilità con le normative vigenti, pur nel rispetto dei trattati internazionali che l’Italia ha sottoscritto.
Ad oggi però, non è dato di conoscere esempi di Comuni che abbiano attuato un sistema di moneta complementare, facendo sospettare che questo studio debba ancora avere la giusta notorietà.
O forse non è sentita l’esigenza. Magari, appena ci toglieranno l’ultimo euro dalle tasche, ci ritroveremo tutti qua nuovamente a condividerlo.