La benedizione del Debito Pubblico!

Nella sezione precedente abbiamo visto che un’emissione straordinaria da parte del Direttorio, permise la realizzazione di un’opera pubblica. Quella cifra fu giustamente annoverata nei debiti del Direttorio per poterla accreditare come stipendio tra i conti di tutti gli operatori e fare acquisti e compiere opere. È innegabile a questo punto concordare che quella somma emessa a “debito” dal Direttorio, proprio quella che permise la realizzazione di un ponte, avviando un’attività importante per la comunità, insomma proprio quel Debito si è rivelato una Ricchezza! La parola Debito in effetti è fuorviante perché ha una connotazione negativa. Diverso sarebbe se lo chiamassimo Finanziamento. Eh?! Suona meglio.

Come suonerebbe alle vostre orecchie se i TG vi comunicassero la decisione del Governo di aumentare il Finanziamento Pubblico di 100 miliardi, per ristrutturare o costruire ospedali e scuole distrutte dal terremoto, invece di chiedervi 2 barboni euro a SMS?

Se il direttore della vostra banca vi chiamasse per comunicarvi la concessione di quell’agognato finanziamento che da tanto attendevate, pensereste che su di voi si è abbattuta la iattura del debito o sareste semplicemente raggianti, sapendo che con quei soldi potrete finalmente avviare l’attività produttiva in cui state investendo? Certo, quei soldi andrebbero restituiti a rate ma voi contereste sulla vostra sicurezza di ricavarne di più, altrimenti non vi sareste messi in gioco. Quel Finanziamento lo vedreste come un’opportunità e non come un mero Debito.
Certo, poi i cittadini, con il proprio lavoro e quindi le proprie tasse, andrebbero a redimere quel debito che fu immesso come Finanziamento, ma sappiamo bene che se l’ha fatto Marcello, lo può fare lo Stato.

Da quello che dicono in molti, sembra invece che attualmente lo Stato faccia questo: emette effettivamente un proprio impegno monetario (lo chiamano Titolo di Stato), ma non lo immette in circolazione sul proprio territorio, lo cede invece a potenze straniere (sceglietene una a caso, pubblica o privata cambia poco), che lo pagheranno alle banche private italiane, ma annoverandolo tra i debiti interni dello Stato (cioè voi). Il risultato è comunque un debito in capo ai cittadini che dovranno lavorare duramente per ripagarlo, senza fruire dei benefici derivanti dallo stesso.

Tornando al nostro esempio, il Direttorio emette un debito che è realmente un Debito Pubblico perché un debito del Direttorio è un debito della Comunità, ma nessuno grida alle piaghe d’Egitto o invoca l’aumento immediato delle tasse. Il Direttorio ha solo messo in gioco le sue potenzialità accelerando l’economia, per attuare la Grande Opera, per poi raffreddarla a fine esigenza, ritirando la moneta in surplus oramai divenuta inutile.

Deficit e deficienti

“… provate a farvi una domanda. E se – nel valutare il debito pubblico e il deficit – fossimo condizionati dalle parole ‘debito’ e ‘deficit’? Rifletteteci. È possibile. Dopotutto, in un pianeta in cui ti indebitano già nel grembo della madre e ti fanno implorare la remissione del debito con la prima preghiera diretta al padre, il debito è sinonimo di ‘colpa’, ‘peccato’, ‘espiazione’. … guardatela così, vagheggiando uno Stato nel suo anno zero. Lo stato pompa risorse monetarie nel sistema con la spesa pubblica, per sanità, istruzione, infrastrutture e trasporti e assistenza e previdenza. Può farlo proprio perché è uno Stato e detiene la sovranità di imperio. Lo Stato metterà al passivo di bilancio tale ‘passivo’ che costituirà, però, un ‘attivo’ nelle tasche dei suoi cittadini; infatti, il denaro circola e arricchisce chi lavora. … E sapete come si chiama questa differenza? Risparmio per i cittadini, ma ‘deficit’ per lo Stato. Vi fa ancora così schifo il deficit? E il debito pubblico che è poi la somma, anno dopo anno, dei deficit ‘pubblici’ accumulati da uno Stato? Vi ripugna? Esso è precisamente il contraltare del risparmio privato.”
[da “Deficit e deficienti” di Francesco Carraro]